giovedì 26 giugno 2008

Detto tra me e me

Simone (non io, l’altro)ha ragione: sarebbe bello ( ma anche utile, importante, necessario.. SERIO) che da occasioni come queste la comunità trovasse stimoli per leggere se stessa, e, soprattutto, per farlo con RESPONSABILITA’. Chi usa bene le parole direbbe fare DISCERNIMENTO.

Perché non basta sentirsi appagati dal fatto che alla fine della giornata di domenica, tanti genitori hanno chiamato le ACLI o i catechisti per ringraziare della splendida giornata. Poi di che? Di un pranzo che si sono portati da casa e consumato nel giardino della Canonica, dell’ospitalità “precaria” ricavata nelle cucine della sagra durante la pioggia e di un pomeriggio passato giocando sull’erba umida con i propri figli, con altri genitori e con i catechisti…Cavolo, di un pomeriggio su un prato passato con i figli, i loro amici e i relativi genitori: di questo stiamo parlando. Non di altro.

Eppure tutto questo è stato “bevuto con la soddisfazione di chi ha sete davvero” o come acqua che cade su terreno riarso: e allora, da occasioni come queste, almeno capiamo qualcosa: siamo circondati dall’ARIDITA’ di relazioni , di rapporti tra persone e tra generazioni. Siamo poveri di rapporti interpersonali significativi: non bastano le sim piene di numeri di cellulari, la rubrica della posta elettronica o i vari contatti su skipe…

Né il Quartiere, né la Parrocchia, né il Circolo ACLI, né la Sagra del Pinolo sono salvi da questa constatazione. ..non facciamoci ingannare dai numeri, dalle tessere o dagli eventi: abbiamo tutti bisogno di vivere i rapporti nel “quotidiano”, non necessariamente ogni giorno ma in una dimensione di ”normalità, di ferialità, per cui si sta insieme non per “Fare qualcosa”, o per “decidere qualcosa” ma semplicemente per “ESSERE”, condividere ciò che si è: talvolta come genitori o figli, altre volte come lavoratori o studenti, oppure giovani o vecchi e quant’altro.

Servono occasioni e luoghi di aggregazione semplice, non banali, non sciocche, ma che ripartano dal concetto antico di tempo libero: terminato il lavoro, lo studio, l’impegno familiare, lo sport forzato, dovrebbe esserci un tempo, ed un posto, in cui costruire buone relazioni e buone idee…il circolo lo scorso secolo è stato (anche) questo,ma oggi nella nuova modernità non lo può essere...a meno che non si ripensi con coraggio il circolo.

Già questo Paese per come è costituito rende bene l’idea delle sue mancanze: è fatto di strade in cui si corre per andare da qualche parte, di case in cui ci si rinchiude, di negozi in cui ci si approvvigiona di beni ma non di uno spazio aperto, comune in cui stare..non di un’AGORA’. Neanche la Chiesa, di per sé, è in grado di sostituire questo spazio di tutti, ma non è un caso che tutti i templi si affaccino su una piazza, ciò a dire che i portali delle basiliche non sono lì per sbarrare ma, anzi, per aprirsi e unire sacrato (o piazza del mercato) e altare..a buon intenditore….

Costruire una Piazza? Noi ACLI non lo possiamo fare. Ma almeno dire e ribadire che serve uno spazio aperto, “comune per la Comunità”, questo sì. Possiamo anche candidarci a esserlo, ma realisticamente come, se per gli stessi soci siamo solo di passaggio?

Siamo di fronte ad una emergenza educativa e relazionale che reclama attenzioni e prese di posizioni chiare. Il circolo ACLI da sé può far poco, per ovvie ragioni di sostenibilità finanziarie e per le responsabilità che gli competono, ma di certo può, deve, farsi carico di sostenere, ospitare, quel “ Comitato Pro-stare in insieme” di cui parla Simone.

A chi ci crede davvero e ha la risorsa umana principale (la volontà) dico incontriamoci, parliamone, facciamo la nostra parte secondo le relative competenze. O almeno ammettiamo con discernimento il problema.

Simone Fulghesu

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